Tutti sanno che un computer acceso genera calore e che le temperature del processore, del disco e della scheda video sono un fattore importantissimo per la durata nel tempo degli stessi.
Immaginate in un data center con migliaia di server accesi il calore che viene generato.
In tutto il mondo si spendono centinaia di milioni di euro per la climatizzazione di questi ambienti generando di conseguenza un enorme inquinamento.
Google ha invertito questa tendenza sperimentando nel suo recente data center in Belgio una nuova concezione di raffreddamento.
Nella server farm di St. Ghislain la temperatura di esercizio si aggira intorno ai 35 gradi centigradi. Non viene utilizzato nessun impianto di condizionamento se non quello derivato dall’immissione di aria dall’esterno a temperatura ambiente.
Se pensate che di norma nei data center la temperatura viene mantenuta costante a 20 / 21 gradi (ben 15 gradi in meno) potete facilmente immaginare il risparmio economico e soprattutto il beneficio che questa scelta porta all’ambiente in cui viviamo.
I 35 gradi hanno lo svantaggio che i tecnici che devono operare fisicamente sui server non possono sostare nell’area per periodi prolungati.
Il vantaggio invece deriva dal fatto che l’aria calda generata dalle migliaia di computer può essere riutilizzata per scaldare gli uffici del data center e le abitazioni limitrofe.
Come evidenziato dal semplice grafico un data center di questo tipo permette alle aziende di risparmiare fino al 50% di energia
Alcuni dettagli in questo video
Se invece volete maggiori informazioni sui data center di Google e sulle politiche di gestione visitate questo link
E’ sicuramente una ottima idea come tutte quelle che ha avuto…
Dumy
L’idea mi sembra ottima, ho solo qualche dubbio sulla vita operativa degli apparati che potrebbe avere qualche riduzione.
Mi pare ottimo, si risparmia sia perchè non si raffredda il datacenter sia perchè si usa il calore prodotto per scaldare gli uffici. Le prestazioni sono le stesse, l’importante è rimanere nel range di temperature specificate dal produttore dell’hardware utilizzato.
Ottima iniziativa, alla fine qualcuno che fa attenzione all’inquinamento e all’ambiente c’è! Sarebbe interessante vedere se le prestazioni a 35 gradi siano esattamente le stesse che a 20.